giovedì 25 ottobre 2007

Cronaca di un "licenziamento"

Enotria 5 gennaio 2007


Stamattina alle 7 mi sono svegliato gonfio in faccia, con un gran mal di testa, stanchezza e probabilemte anche qualche linea di febbre.
Fatto sta, che non sono riuscito ad alzarmi prima delle 9 e anche la mattina è stata caratterizzata da un continuo movimento fra il bagno, il divano e la cucina.
Francamente non sono ancora in grande forma, anzi, fatico molto a tenere la concentrazione e occhi aperti, ma quanto accaduto questo pomeriggio, merita in ogni caso un supplemento di fatica, dato che non voglio dimenticarmi di nessun particolare.

Nel primo pomeriggio, non ho la minima idea di che ora fosse, sentito arrivare delle macchine, suonato alla porta, alzo dal divano e vedo che erano i Noaschese padre e figlio che passavano per salutarmi e vedere se ero sempre vivo, dato che era qualche giorno che non ci vedevamo.

Ci siamo messi in cucina a fare due chiacchiere, anche se ne avevo ben poca voglia.
Noschese padre ha sentito arrivare delle macchine ed ha guardato dalle finestre aperte a libro chi poteva essere, c'erano il Fabbretto, lo Zaccaria Problemi e il grande signor Cimabue e tutti sono scesi verso la cantina.
Siamo rimasti con i Noschese un altro pò a commentare il recente acquisto dell'oliveta e nessuno di noi si è accorto di quanto sstava avvenendo.
I Noschese si sono trattenuti per circa un'ora, minuto più, minuto meno, poi a pezzi mi sono ributtato la coperta rossa addosso e non c'è voluto molto che chudessi gli occhi.

Dopo un pò di tempo indefinito ho sentito suonare il campanello.
Fra capire, alzarmi, ripassare e legare la sciarpa sul viso, è passato ancora del tempo prima di arrivare alla porta.
Una volta aperto, la sorpresa, c'erano Zaccaria Problemi e il signor Cimabue.
L'approccio è stato che volevano parlarmi, dato che non riescono a trovarmi, e per uno che abita sopra la cantina, è divertente sentirselo dire, ma così è la vita, qualcosa doveva pur dire.
Ridetto se potevano parlarmi, io detto come stavo e che non mi sentivo e non avevo voglia di dar loro tanto tempo.
Così purtroppo ho devastato il bel discorso che si era preparato lo Zaccaria Problemi e si è dovuto limitare a riassumere in poche parole quanto i due avevano concepito.
E' partito dal fatto che non c'è feeling fra noi, che il nuovo responsabile è lui, che alla luce di questo io dovevo essere consapevole della nuova aria, e che siccome il paese è piccolo c'era anche la possibilità che venissi a sapere da altri che non hanno più bisogno di me.
Sempre lo Zaccaria ha detto che presso l'ufficio del signor Cimabue ha visto una mia nota di spese e stipendi da pagarmi e che il Cimabue non avrebbe avuto difficoltà a liquidarmi se vado a trovarlo.
Ho risposto che la nota è incompleta e manca dell'altro!!
Il signor Cimabue che non ha aperto bocca ed è sempre stato a capo basso, si è ancora più ingobbito con questa notizia.

Non ha a mio avviso nessun motivo per preoccuparsi, ha compreso ed interpretato male quanto ho detto, immaginandosi chissà quali rivalse e pretese, ma più modestamente all'ultima nota, mancavano le spese di dicembre e lo stipendio.

Avrei voluto come minimo mandarli a fare in culo, specie dopo che lo Zaccaria dopo aver pronunciato il verdetto mi ha domandato se avevo bisogno di medicine per la mia febbre, e fatto la "simpatica" battuta che come crocerossina non è un granchè, ma lo avrebbe fatto volentieri.
Meritava di essere mandato a fan culo, ma ero troppo intontito dal mal di testa, freddo e probabilmente dai pasticconi che mi aveva dato la farmacista, e poi non volevo dar loro la soddisfazione di farmi vedere incazzato e moralmente giù, e li ho addirittira salutati con garbo ed educazione, ovviamente non hanno messo piede in casa e li ho fatti stare fuori della porta mentre dicevano quelle cose.

Il bel figuro del signor Cimabue comunque mi è piaciuto.
Se ne è stato due passi indietro, senza parlare e a testa bassa come chi avesse qualcosa di cui vergognarsi, e lui ne ha ben motivo!!!!!
Oltre alla vicenda attuale vi sono altri anni di contributi e lavoro a nero per colpa sua, ma di questo se ne parlerà in alro modo e in altra sede, non appena le parole di questo diario vinario saranno finite e inizierò a raccontare un diario prologo lungo sei anni.

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